di Annamaria Messa
Nel convegno internazionale di Roma per la prima volta gli esperti fanno il punto sulla moda della tridimensionalità. Seguendo le regole dell'igiene non si corre nessun pericolo per gli occhi né passaggio di infezioni, dicono. E per raccogliere dati certi avviano uno screening su 500 adulti e bambini. "Un disturbo negli spettatori più piccoli può essere la spia di un difetto visivo pre-esistente"
In principio fu Avatar, film di fantascienza in 3D targato James Cameron: record di incassi nella storia del cinema (oltre due miliardi e mezzo), tre premi Oscar, ha fatto esplodere la moda e il piacere di immergersi, con gli appositi occhialini, nella visione tridimensionale. E Ora è 3D a tutto spiano, con altri film in arrivo e per qualcuno la speranza di arrivare a "sentirsi" in campo durante i prossimi Mondiali.
Nonostante l´euforia, però, a livello di opinione pubblica non mancano preoccupazioni di possibili conseguenze sulla vista. Tanto che del fenomeno si sono occupati nei giorni scorsi anche gli specialisti. «A oggi non esistono particolari controindicazioni alla visione tridimensionale virtuale», rassicura la Soi, Società oftalmologica italiana, con il documento finale della consensus conference organizzata con i maggiori esperti dei settori coinvolti. «Una piccola percentuale di persone», ha però precisato durante il congresso internazionale Soi che si è tenuto a Roma, il presidente Matteo Piovella, «può accusare disturbi tipo nausea e altri, simili al fastidio di chi non riesce a leggere in auto o in treno. Togliendo gli occhiali e rinunciando agli effetti speciali si elimina la motion sickness (chinetosi, malessere da 3D, tipo "mal di mare"). Vale al cinema come davanti alla tv di casa».
Gli occhiali per la visione tridimensionali vanno sempre messi sopra gli eventuali occhiali da vista o continuando a indossare le lenti a contatto. E nei portatori di lenti a contatto non sopravviene il rischio di minore lubrificazione oculare, come può invece succedere davanti al computer. Ma è necessario, se si è stati operati da poco agli occhi, chiedere al proprio oculista se è opportuno vedere in 3D e utilizzare i relativi occhiali.
Per maggiore tranquillità generale la Soi ha comunque predisposto un attestato di idoneità, riservato agli specialisti, all´utilizzo di sistemi di visione tridimensionale virtuale. Da rilasciare ai pazienti dopo una normale visita medica. Il ministero della salute, insieme al Consiglio superiore di sanità, nel marzo scorso aveva però emanato una circolare consigliando - tra le altre cose - di evitare l´uso di occhiali 3D ai bambini con meno di sei anni. «Non fanno male ai bambini», replicano invece gli oftalmologi, e rammentano che eventuali problemi nella visione 3D possono piuttosto essere la spia di difetti pregressi della vista, suggerendo ai genitori la necessità di una visita oculistica. «L´apparato visivo di un bimbo raggiunge la piena maturazione entro i due anni di età, anche nei più tardivi», commenta Piovella. «Il limite ai sei anni è stato un eccesso di prudenza, pur comprensibile. La visione 3D può rappresentare un ulteriore screening di massa».
Nessun particolare pericolo neppure in fatto di igiene: una salvietta disinfettante garantisce condizioni igieniche compatibili con l´utilizzo multiplo di questi occhiali, assicurano gli esperti della Consensus Conference. In mancanza di ricerche sul nuovo fanomeno la Soi ha comunque deciso di avviare uno screening che punta a coinvolgere cinquecento persone tra adulti e bambini.
Nel convegno internazionale di Roma per la prima volta gli esperti fanno il punto sulla moda della tridimensionalità. Seguendo le regole dell'igiene non si corre nessun pericolo per gli occhi né passaggio di infezioni, dicono. E per raccogliere dati certi avviano uno screening su 500 adulti e bambini. "Un disturbo negli spettatori più piccoli può essere la spia di un difetto visivo pre-esistente"
In principio fu Avatar, film di fantascienza in 3D targato James Cameron: record di incassi nella storia del cinema (oltre due miliardi e mezzo), tre premi Oscar, ha fatto esplodere la moda e il piacere di immergersi, con gli appositi occhialini, nella visione tridimensionale. E Ora è 3D a tutto spiano, con altri film in arrivo e per qualcuno la speranza di arrivare a "sentirsi" in campo durante i prossimi Mondiali.
Nonostante l´euforia, però, a livello di opinione pubblica non mancano preoccupazioni di possibili conseguenze sulla vista. Tanto che del fenomeno si sono occupati nei giorni scorsi anche gli specialisti. «A oggi non esistono particolari controindicazioni alla visione tridimensionale virtuale», rassicura la Soi, Società oftalmologica italiana, con il documento finale della consensus conference organizzata con i maggiori esperti dei settori coinvolti. «Una piccola percentuale di persone», ha però precisato durante il congresso internazionale Soi che si è tenuto a Roma, il presidente Matteo Piovella, «può accusare disturbi tipo nausea e altri, simili al fastidio di chi non riesce a leggere in auto o in treno. Togliendo gli occhiali e rinunciando agli effetti speciali si elimina la motion sickness (chinetosi, malessere da 3D, tipo "mal di mare"). Vale al cinema come davanti alla tv di casa».
Gli occhiali per la visione tridimensionali vanno sempre messi sopra gli eventuali occhiali da vista o continuando a indossare le lenti a contatto. E nei portatori di lenti a contatto non sopravviene il rischio di minore lubrificazione oculare, come può invece succedere davanti al computer. Ma è necessario, se si è stati operati da poco agli occhi, chiedere al proprio oculista se è opportuno vedere in 3D e utilizzare i relativi occhiali.
Per maggiore tranquillità generale la Soi ha comunque predisposto un attestato di idoneità, riservato agli specialisti, all´utilizzo di sistemi di visione tridimensionale virtuale. Da rilasciare ai pazienti dopo una normale visita medica. Il ministero della salute, insieme al Consiglio superiore di sanità, nel marzo scorso aveva però emanato una circolare consigliando - tra le altre cose - di evitare l´uso di occhiali 3D ai bambini con meno di sei anni. «Non fanno male ai bambini», replicano invece gli oftalmologi, e rammentano che eventuali problemi nella visione 3D possono piuttosto essere la spia di difetti pregressi della vista, suggerendo ai genitori la necessità di una visita oculistica. «L´apparato visivo di un bimbo raggiunge la piena maturazione entro i due anni di età, anche nei più tardivi», commenta Piovella. «Il limite ai sei anni è stato un eccesso di prudenza, pur comprensibile. La visione 3D può rappresentare un ulteriore screening di massa».
Nessun particolare pericolo neppure in fatto di igiene: una salvietta disinfettante garantisce condizioni igieniche compatibili con l´utilizzo multiplo di questi occhiali, assicurano gli esperti della Consensus Conference. In mancanza di ricerche sul nuovo fanomeno la Soi ha comunque deciso di avviare uno screening che punta a coinvolgere cinquecento persone tra adulti e bambini.